Carissimi, siamo vicini al santo Natale la festa della famiglia.
Desidero formularvi il mio augurio che nasce dal cuore, dalla gioia perché il “Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”.
Il Verbo si è concretizzato e divenuto “Carne”, “Parola di vita” per la nostra salvezza e per rispondere alle nostre domande esistenziali: “chi sono?”, “qual è il senso della vita, del lavoro che svolgo, del male diffuso che stravolge la terra, la società? “qual è il motivo della sofferenza, del dolore, della violenza di genere?”.
Dio si è annichilito per noi. Facendosi uomo ha assunto su di se la nostra fragilità, le nostre ferite e pertanto incoraggia ciascuno di noi ad accettarsi, rispettarsi, amare come uniche e irripetibili le altre persone che formano un’unica famiglia, quella di Dio. Il Verbo desidera incarnarsi in noi per raggiungere chi vive lontano dalla sua Presenza.
Il Figlio di Dio si è incarnato per mostrare all’umanità senza maschere, senza rivalità, con trasparenza la via dell’umiltà, della solidarietà, del servizio.
Anche noi, come famiglia ospedaliera di san Giovanni di Dio siamo chiamati e tenuti alla collaborazione e ad essere uniti, compatti nel portare avanti il carisma dell’Ospitalità, accogliendo, curando, aiutando chi è malato, povero, bisognoso senza discriminazione di razza, religione, genere.
Dio nella sua incarnazione ci ha mostrato il suo amore solidale e di redenzione, per salvarci dalla nostra solitudine.
L’aspirazione umana volta al riconoscimento e al prestigio sociale, a cercare la ricchezza terrena, a un patrimonio più consistente, alla salute e alla fortuna, non è soltanto naturale, ma anche legittima. Pur tuttavia, non di rado queste carriere in ascesa avvengono senza rispetto per gli altri, talvolta in una concorrenza spietata in cui ognuno cerca ambiziosamente di superare gli altri, se non addirittura di lasciarli indietro. L’imperativo: “Sempre più in alto, sempre di più, sempre più velocemente!” porta a un’accelerazione unidimensionale dell’esistenza e a un ritmo vitale disumano, che finisce con lo scalzare tutte le altre dimensioni che non si piegano e non si adattano a questa corsa verso l’alto.
Carissimi, questo non è lo spirito giusto con il quale attendere e vivere il Natale che ha tutt’altra finalità. Dio disceso dal cielo, guarda con sensibilità ed empatia in basso, guarda in modo solidale dalla parte dei più piccoli, dei poveri, dei sofferenti, dei malati, degli scartati e si pone in aiuto di coloro che non contano nulla e che non hanno alcun diritto di contare, ossia, di coloro che si trovano all’ultimo posto.
Anche noi, come Ordine religioso dei Fatebenefratelli, abbiamo l’esempio del nostro Fondatore, san Giovanni di Dio che ha accolto nella sua casa gli ultimi, considerandosi indegno di stare sotto il tetto del suo ospedale.
Dio si è fatto uomo ed è diventato un “pezzo” di mondo, di un mondo pieno di lacerazioni ed enigmaticità. Lo ha accolto con tutte le sue criticità come il proprio mondo facendosene carico e occupandosene in prima persona. Con il suo sacrificio sulla croce, lo ha redento e salvato.
Anche noi dobbiamo volgere lo sguardo su questo mondo, soltanto così possiamo comprendere che l’incarnazione di Dio non è un puro evento che appartiene al passato, ad oltre duemila anni fa, per essere richiamato alla memoria nel giorno di Natale. Con il nostro impegno, dobbiamo contribuire con il Signore a migliorare il mondo.
No cari collaboratori, amici, fratelli e sorelle. Da allora l’incarnazione di Dio è una presenza costante, un’inesauribile reale presenza, qui e ora. Anche in questo istante Dio accoglie il nostro mondo e lo rende suo. Lo accoglie come proprio e vi fa ingresso in quanto Signore, amico e fratello. Poiché l’incarnazione di Dio non è una cosa solo del passato, di ieri e del giorno prima, ma è di oggi, di domani, di ogni istante e di tutto l’avvenire.
Abbiamo fede, guardiamo a Colui che giace nudo, indifeso, nella capanna di Betlemme, lasciamoci coinvolgere, restiamo uniti continuiamo a impegnarci umanamente e professionalmente e la Luce vera brillerà sulle tenebre che la vogliono oscurare, spegnere.
Sarebbe dunque auspicabile, proprio nei giorni di Natale, prendere per mano il nostro prossimo e scorgere in lui o in lei l’immagine di Cristo. Davanti a me c’è qualcuno che, attraverso il suo modo di vivere, rappresenta un aspetto della pazienza di Cristo, un altro della sua empatia, un altro della sua forza e potenza, e così via. Chiedersi: quale può essere il mio contributo per l’altro? Come posso e sono in grado di rappresentare, mostrare, personificare un aspetto particolare di Cristo?
Noi che operiamo in strutture sanitarie siamo dei privilegiati perchè la nostra missione ospedaliera in ogni attimo ci offre l’occasione di vedere nell’altro Gesù Cristo.
Sarà vero Natale solamente se Cristo vive in tutti noi, in ognuno di noi prende corpo e in tutti vive quotidianamente. In tal modo ogni nostro piccolo gesto d’amore, compassione, misericordia, empatia contribuirà a costruire un mondo migliore, come lo desideriamo, una reale famiglia con valori fondati sulla roccia eterna.
Là dove gli uomini riescono a realizzare il vero progetto natalizio di Dio, la notte diventa davvero per ciascuno di noi una notte santa, oltre la quale si trova la luce della speranza per una vita vera e piena di buoni frutti.
Auguro a voi, alle vostre famiglie, a tutti i vostri cari, un santo Natale nella gioia, nella pace e serenità operosa per un nuovo anno colmo di benedizioni divine.