Roma, 18 dicembre 2024
Carissimi Confratelli e Collaboratori tutti,
con grande gioia e affetto desidero rivolgermi a ciascuno di voi in questo tempo di attesa e speranza che ci prepara al Santo Natale, il tempo nel quale celebriamo la nascita di Gesù, è questo un tempo propizio nel quale possiamo maggiormente impegnarci a rinnovare i cuori e risvegliare in tutti noi il desiderio di vivere pienamente la vocazione a cui siamo stati chiamati; che nulla è perduto anzi, tutto acquista valore e vigore.
Il Natale è il tempo nel quale siamo chiamati a fare il bilancio della nostra vita, forse anche, di rallentare, di prendere più consapevolezza di chi siamo, dei valori fondamentali che animano e danno senso alla nostra esistenza. Questo è il tempo nel quale siamo chiamati alla generosità, al perdono e all’unione, rafforzando i legami fraterni e familiari.
Il Natale ci ricorda che Dio si è fatto uomo, è venuto ad abitare in mezzo a noi, accogliendo le nostre fragilità e facendosi piccolo, povero e vulnerabile, includendo a sé la nostra parte più fragile e ferita, per donarci la dignità perduta di figli di Dio. È il Dio-con-noi, che cammina al nostro fianco e ci offre la possibilità di rinnovarci continuamente nella fede, nella speranza e nell’amore. Celebrare il Natale significa accogliere questa presenza, lasciandoci trasformare dalla luce che viene da Betlemme. Papa Francesco, in uno dei suoi tanti inviti alla fiducia, ci ha detto che “ogni volta che abbiamo bisogno di rinnovare il cuore, è sufficiente mettersi davanti a Gesù Bambino: lì Dio ci parla con il linguaggio della semplicità, della vicinanza e della tenerezza”.
Quest’anno, in particolare, il nostro Natale assume un significato ancora più profondo, perché si colloca alla vigilia del Giubileo, un tempo straordinario di grazia che la Chiesa ci offre come opportunità per rigenerare la speranza e riscoprire la gioia della nostra missione. Il Giubileo non è soltanto un’occasione liturgica o simbolica, ma un vero cammino di rinnovamento spirituale e comunitario. È un invito a lasciarci toccare il cuore da Dio e a permettere alla Sua luce di guidarci verso un futuro di pace, unità e comunione.
Come figli di San Giovanni di Dio, questo Giubileo ci interpella in modo particolare. È un richiamo a ravvivare il nostro carisma dell’ospitalità, il dono che ci è stato affidato e che siamo chiamati a vivere con creatività, fedeltà e passione. L’ospitalità non è solo un’opera concreta, ma una testimonianza di fede, un modo di incarnare il Vangelo nella vita quotidiana. Accogliere, curare e servire non significa soltanto fare qualcosa per gli altri, ma riconoscere il volto di Cristo in ogni persona che incontriamo, specialmente nei poveri, nei malati, nei sofferenti e negli emarginati, inchinarci e guardare negli occhi i nostri fratelli assistiti e umanizzare l’ambiente ospedaliero.
Gesù manifestandosi ai pastori che nella notte vegliavano il gregge si è fatto prossimo alla classe di persone più povera e senza dignità, portando a loro la speranza e che l’amore vince sempre, che ogni gesto fatto con amore trionfa sempre, apporta unione, collaborazione e solidarietà in una società che scarta chi non è alla para di chi sta bene economicamente, culturalmente, fisicamente, ecc.
San Giovanni di Dio l’eroe della carità ci ha insegnato che il nostro servizio non deve limitarsi a soddisfare i bisogni materiali, ma deve sempre puntare a offrire dignità, conforto e amore indistintamente. Questo è il cuore del nostro carisma, la stella polare che ci guida e ci ispira. Nel Giubileo, siamo chiamati a rinnovare il nostro impegno, a riscoprire la bellezza e la forza della nostra missione, a rafforzare i legami che ci uniscono come comunità e famiglia ospedaliera. Questo è il segreto che fa vivere le nostre opere: la carità concreta. Camminare tutti insieme, nessuno escluso, risvegliare la speranza nei malati, poveri, bisognosi, anche in chi svolge il servizio di governo e di gestione amministrativa o economica, come ci ricorda Papa Francesco: “Il cristiano non può accontentarsi di avere speranza; deve anche irradiare speranza, essere seminatore di speranza. È il dono più bello che la Chiesa può fare all’umanità intera, soprattutto nei momenti in cui tutto sembra spingere ad ammainare le vele”.
Siamo chiamati a testimoniare il valore dell’ascolto, del dialogo, dell’importanza di una gestione trasparente e corretta, al prendersi cura dei malati, degli anziani, dei senza fissa dimora, dei profughi, ecc.; è importanti porci in ascolto perché questi fratelli nel bisogno hanno un mondo da raccontarci che ci arricchisce e completa nel nostro cammino umano e spirituale e ci sollecitano a rivedere il nostro cammino e se necessario raddrizzare la rotta verso il bene comune.
In questo tempo di Natale e l’anno Giubilare che ci attende, vi invito a camminare insieme, a fare della fraternità e della comunione una priorità. Siamo chiamati a costruire ponti, a superare divisioni e incomprensioni, a vivere l’unità come testimonianza viva del Vangelo. Questo Natale può diventare per tutti noi un’occasione preziosa per riscoprire l’importanza di avvicinarci gli uni gli altri, di sostenerci a vicenda, di essere luce per chi vive nella solitudine e nel buio.
Nelle nostre famiglie, possiamo portare il messaggio di pace e amore che il Natale ci dona. Educare i figli secondo i valori e principi che ci hanno tramandato la Madre Chiesa e i nostri genitori e nonni. Purtroppo, i problemi della famiglia si ripercuotono sui figli che sfogano le loro emozioni negative con la rabbia, aggressività e altre negative manifestazioni verso i coetanei, famigliari e il mondo che frequentano. Questo aggressivo comportamento non va bene. Solo l’amore, l’ascolto, il perdono e la speranza liberano il cuore e fioriscono emozioni positive che possono costruire una nuova storia. Nella propria famiglia è importante prendersi cura dei propri cari, perché la famiglia è la cellula vivente della società, la pedagogia concreta ci aiuta ad andare avanti con ottimismo, fiducia e speranza. Nelle nostre comunità religiose, possiamo intensificare la nostra fraternità, rafforzare i legami che ci uniscono e testimoniare che è possibile vivere insieme come fratelli, anche nella diversità. Nelle opere di carità che l’Ordine, la Provincia e la Delegazione portano avanti, possiamo rinnovare il nostro impegno a servire con dedizione e misericordia, senza mai perdere di vista il valore unico di ogni persona. Come ci ricorda il Papa: “Nessuno può affrontare la vita in modo isolato. […] Abbiamo bisogno di una comunità che ci sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti” (Fratelli Tutti, 8).
Il Natale è un tempo di speranza. Come ci ricorda Papa Francesco: “Speranza non è una parola vuota, o un nostro vago desiderio che le cose vadano in meglio: la speranza è una certezza, perché è fondata sulla fedeltà di Dio alle sue promesse. E per questo si chiama virtù teologale: perché è infusa da Dio e ha Dio per garante”
La speranza è quel dono che ci spinge a non arrenderci, a credere che anche nelle difficoltà Dio continua a operare meraviglie. Il profeta Isaia ci ricorda: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano una terra tenebrosa, una luce rifulse” (Is 9,1). Lasciamoci illuminare da questa luce, permettiamo che risplenda nelle nostre vite e attraverso le nostre opere.
Concludendo, desidero ringraziare ciascuno di voi per il prezioso contributo che offrite ogni giorno al servizio della nostra missione. Siete il volto vivo e concreto dell’Ospitalità, gli strumenti attraverso cui l’amore di Dio raggiunge tante persone.
A nome mio personale e di tutta la Provincia e Delegazione, auguro a voi e alle vostre famiglie un Natale pieno di pace, gioia e speranza. Possa questo tempo giubilare essere per tutti noi un’occasione di rinnovamento, di crescita spirituale e di comunione fraterna.
Con affetto e preghiera,
Padre Provinciale
Fra Luigi Gagliardotto o.h., sac