Carissimi confratelli, collaboratori, medici, infermieri, operatori sanitari, volontari, ammalati e amici tutti della nostra famiglia ospedaliera, il tempo della Pasqua è il tempo della speranza. Una speranza che non è semplice ottimismo o attesa passiva, ma una forza viva, radicata nella certezza che la vita vince sempre sulla morte e che l’amore di Dio non abbandona mai l’umanità. È questa speranza che deve guidare il nostro cammino quotidiano, soprattutto nella missione dell’ospitalità che San Giovanni di Dio ci ha lasciato come eredità preziosa.
Papa Francesco ci ricorda che “la speranza cristiana è la virtù di un cuore che non si chiude nelle tenebre, non si ferma nel passato, non vive solo nel presente, ma sa vedere il domani” (Udienza generale, 29 marzo 2017). Questa speranza ci spinge a non lasciarci abbattere dalle difficoltà, a non arrenderci di fronte alle prove della vita, ma a guardare avanti con fiducia, sapendo che il Signore cammina con noi.
San Giovanni di Dio ha incarnato questa speranza nella sua opera di accoglienza e di cura per i malati e gli emarginati. Il suo carisma ci insegna che ogni gesto di ospitalità, ogni attenzione ai più fragili, ogni parola di conforto diventa un segno tangibile di speranza. Quando tendiamo la mano a chi soffre, quando curiamo le ferite del corpo e dell’anima, rendiamo visibile la luce della Pasqua nel mondo.
Come ci invita Papa Francesco: “A noi, tutti, il dono e l’impegno di portare speranza là dove è stata perduta: dove la vita è ferita, nelle attese tradite, nei sogni infranti, nei fallimenti che frantumano il cuore, nella stanchezza di chi non ce la fa più, nella solitudine amara di chi si sente sconfitto, nella sofferenza che scava l’anima, nei giorni lunghi e vuoti dei carcerati, nelle stanze strette e fredde dei poveri, nei luoghi profanati dalla guerra e dalla violenza. Portare speranza lì, seminare speranza lì”. Don Tonino Bello ci offre un’immagine bellissima della speranza quando dice: “La speranza è come buttare l’ancora in un altro mondo e aggrapparsi alla corda” (Omelie e scritti pastorali). Non è solo un sentimento interiore, ma una scelta concreta: scegliere di credere che l’amore è più forte del dolore, che la fraternità è possibile, che anche nelle situazioni più buie si può intravedere una luce.
Questa speranza è il filo invisibile che lega tutti noi: frati, medici, infermieri, operatori sanitar, volontari, collaboratori, e soprattutto voi, carissimi ammalati, che siete il cuore della nostra missione. A voi, in particolare, voglio rivolgermi con un pensiero speciale: anche nei momenti di fatica e sofferenza, sappiate che non siete soli. Siamo accanto a voi con la nostra preghiera, con la nostra vicinanza e con la nostra cura. E il Signore, che ha vissuto il dolore della croce, è sempre accanto a voi con il suo amore che consola e sostiene.
Ai medici, agli infermieri e operatori sanitari, voglio dire grazie per il loro servizio instancabile. Siete mani che curano, occhi che sanno comprendere, cuori che si donano senza riserve, cuori aperti che fanno fratellanza perché i cuori chiusi, duri, non aiutano a vivere. Sappiate che il vostro lavoro non è solo un mestiere, ma una vocazione che porta speranza a chi è nel bisogno. A voi, cari collaboratori, grazie per il vostro impegno quotidiano, per la vostra presenza discreta ma fondamentale. Siete testimoni silenziosi della speranza, perché con il vostro lavoro e la vostra dedizione rendete concreta la misericordia di Dio. A voi, confratelli carissimi, cappellani e consorelle, che condividete con me il dono della consacrazione, il mio incoraggiamento a continuare con fedeltà e amore la missione di San Giovanni di Dio. La nostra ospitalità sia sempre un riflesso della speranza cristiana, capace di accogliere, di sollevare e di donare fiducia.
Carissimi, vorrei ora concludere con alcuni versi di Emily Dickinson, che descrivono la speranza con una delicatezza straordinaria: “La Speranza è quella cosa piumata che si posa sull’anima, canta melodie senza parole e non si ferma mai” (Poesia 254, Emily Dickinson).
Ecco, fratelli e sorelle, la speranza è questo canto che non si spegne mai, nemmeno nei momenti più difficili. È la voce di Dio che ci chiama a non avere paura, a non smettere di credere nella forza dell’amore e della fraternità. È il dono giubilare più prezioso che possiamo offrire a chi ci sta accanto, soprattutto a chi soffre e si sente smarrito.
Che la luce del Cristo risorto possa rinnovare in noi questa speranza e renderci strumenti di pace, di accoglienza e di carità. A tutti voi e alle vostre famiglie, auguro una Santa Pasqua colma di gioia e di speranza.
Roma 15/04/25
Padre Provinciale
Fra Luigi Gagliardotto